Ne parlavo giusto con Te



Ti è mai capitato di fantasticare sulla persona che ti passa avanti di corsa, dimenandosi con mille borse, o sul vecchietto che con lo sguardo perso nel vuoto sembra proiettare le immagini della sua giovinezza dai suoi occhi? Io l'ho fatto e lo faccio ancora. E quando nel farlo ascolto una canzone il viaggio continua e prende vita.



domenica 16 novembre 2014

> Mettere a fuoco, ma senza mai bruciarsi




Musica consigliata: "The Ramones - What a wonderful world"


Voglio, Posso e Devo sono tre ragazzi molto riservati, hanno appena effettuato l'iscrizione al primo anno di giurisprudenza e, malgrado non si conoscano ancora, hanno dei caratteri molto simili l'uno all'altro.
Un giorno come altri capitò che mentre erano in fila per entrare nel bar e spezzare la fame, il più intraprendente dei tre attaccò bottone e da lì iniziarono a parlare e a fare conoscenza. 
"Come vi chiamate?" 
"Io Voglio", "io Posso", "io Devo". 
Un inizio come si può ben immaginare che non poteva essere più imbarazzante. 
Ciascun ragazzo non capiva cosa realmente volessero dire gli altri due con quelle loro risposte, le quali più che nomi propri sembravano dei verbi sparati li senza complemento; e così, dopo un apatico silenzio, si fecero forza e collaborando ruppero il ghiaccio, che subito utilizzarono per un aperitivo. Iniziarono a frequentarsi e, col passare delle settimane, capirono che questo senso di incompletezza si rifletteva sul loro carattere oltre che sul nome e poteva essere lo stimolo a far crescere questa amicizia. 
Era proprio così, si sentivano desiderosi di raggiungere un qualcosa che nonostante i mille sforzi di comprensione, non veniva mai bene individuato dai tre. 
Spesso erano definiti da chi non li conosceva come troppo solitari o poco socievoli, ma loro ben sapevano che questa tecnica era solo uno scudo dietro il quale potevano ripararsi e che sarebbero riusciti a non farne più uso solo con l'aiuto di qualcuno che per esperienza o per qualche strana situazione comune potesse convincerli a metterlo da parte. 
Passò il primo anno, e il trio era sempre insieme nei corridoi dell'ateneo. 
Devo era il vero e proprio leader del gruppo e amava organizzare uscite e sessioni di studio, Voglio e Posso erano meno legati allo scegliere i singoli eventi, ed erano felici di poter vivere questa nuova esperienza comunque si presentasse, mostrandosi sempre accondiscendenti nelle decisioni del primo. 
Devo non avrebbe voluto manifestarsi sempre così preciso, ma il suo senso di responsabilità sembrava come imporglielo. 
Successe che un giorno Posso e Voglio, stanchi delle lezioni precedenti, decisero di saltare l'ultima e farsi un giro nei dintorni dell'Università; la reazione di Devo fu prevedibile, avrebbe voluto che per una volta loro condividessero il suo modo di pensare, e scocciato rimase a studiare dopo aver mostrato il suo dissenso platealmente. 
Si sa come vanno queste cose e ancora di più lo si immagina conoscendo quanto fossero permalosi i ragazzi nella nostra storia, e così da quel giorno il rapporto si raffreddò e iniziarono a limitarsi ad un saluto a inizio e fine lezione. 
Ciò che non si affievolì era il legame fra Posso e Voglio, sempre più uniti l'uno all'altro. Sembravano pensare con una sola testa, e agire con un unico corpo. 
Spesso i loro amici chiamavano l'uno col nome dell'altro: Voglio era ormai come Posso. 
Vivevano ogni situazione credendoci intensamente e immergendosi in ciascuna in modo ogni volta da poterne uscire vittoriosi, lo facevano non per il senso del dovere, ma perché volevano scoprire come sarebbe andata a finire. 
Sapevano di potercela fare per le abilità di entrambi, e per la complicità che era nata e sulla quale avrebbero potuto scommettere. 
Devo si laureò col massimo dei voti, e mai nessuno avrebbe potuto criticarlo o recriminargli qualcosa, la sua forza nasceva da dentro se stesso e da un iter che era già scritto nero su bianco che definiva la sua storia prima ancora che questa stessa venisse vissuta. 
Posso e Voglio, avevano un altro disegno dentro, fatto di sfumature e diverse cromature, luci e ombre, che rendevano pieno di certezze, un percorso ancora sconosciuto, ma bellissimo da costruire, insieme.





E.R.




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