Ne parlavo giusto con Te



Ti è mai capitato di fantasticare sulla persona che ti passa avanti di corsa, dimenandosi con mille borse, o sul vecchietto che con lo sguardo perso nel vuoto sembra proiettare le immagini della sua giovinezza dai suoi occhi? Io l'ho fatto e lo faccio ancora. E quando nel farlo ascolto una canzone il viaggio continua e prende vita.



giovedì 13 novembre 2014

> -"Mi Sento fortunato" - direbbe Google



Musica consigliata: " Che fantastica storia é la vita - Antonello Venditti"


C'era una volta in una cittá dalle mille strade e dagli edifici color pastello, un uomo sempre indaffarato.
Egli riusciva ogni giorno a saturare la sua giornata; il suo lavoro sicuramente lo impegnava molto, ma oltre ad esso altre numerose attività lo portavano ad attraversare la città in lungo e in largo: la sua voglia di fare era davvero inesauribile.
Girava sempre con una ventiquattr'ore di pelle verde e con una sigaretta accesa, che spesso si scordava anche di fumare.
"Ormai é un vizio"- diceva -"Devo averne sempre una in mano"- ma anche lui era poco convinto di questa scusa, si vedeva.
La sua compagnia generava un sacco di stimoli, e osservarlo di mattina presto regalava un "effetto caffè" immediato e duraturo: energia e buonumore si iniettavano istantaneamente nelle vene di chi lo guardava per un risultato rapidissimo.
Claudio, questo era il suo nome, aveva però un grande difetto, era davvero sbadato. Avremmo potuto aprire per lui un ufficio oggetti smarriti: libri, occhiali, sciarpe stravaganti o il SuperSantos da regalare al nipote e che invece si era dimenticato su una panchina, sono solo alcuni esempi di oggetti persi e mai più ritrovati.
Sapeva di essere una persona distratta per natura, ma non era un limite che cercava di curare particolarmente, sebbene ne fosse così consapevole.
Un giorno, uscito dal forno sotto casa, si accorse di sentirsi molto più leggero rispetto al solito. Era meno pesante non solo il suo corpo, ma anche la testa, la quale ancora più del solito, sembrava perdersi in mille giri senza mai tornare sulle spalle.
Ripensò un attimo a cosa fosse successo dentro al panificio, ma non sapendo darsi una risposta e sentendo il bisogno di potersi togliere ogni dubbio, vi rientrò. Varcò l'uscio e suonati i campanelli sopra la porta, tra gli odori croccanti e filoni ripieni di ogni squisitezza, individuò facilmente il motivo della sua leggerezza.
Questo era seduto proprio dietro alla cassa: una ragazza dagli occhi vispi e col naso all'insù, che lo guardava spensierata.
Sulle spalle di lei, un cuore e un cervello giocavano a fare l'angelo e il diavolo come nel più classico dei cartoni animati, rincorrendosi e suggerendole consigli. Claudio aveva scoperto così di aver nuovamente perso qualcosa, proprio quel Cuore e quella Testa, che erano andati a divertirsi con quella sconosciuta che faceva della sua semplicità la sua caratteristica più bella.
A quel punto, sentendosi ancora più leggero, iniziò a sollevarsi da terra come un palloncino. La situazione cominciava a spaventarlo e preso di sorpresa, si attaccò proprio a lei che con garbo gli sfiorò la mano e lo trattenne a se'. "Questi devono essere tuoi"- gli disse sorridendo e riconsegnando al nostro protagonista i due oggetti misteriosi che gli permettevano di riancorarsi a terra.
Diventato completamente rosso si sbrigò a risistemarsi i vestiti e ad uscire salutando a malapena e guardando in basso.
Si era innamorato. Un colpo di fulmine irresistibile che aveva scioccato la sua giornata e lo aveva inoltre lasciato senza pranzo, rimasto dentro la valigetta verde accanto alla cassa.
Sorridente andò a lavoro, sapendo già che ci sarebbe stata un'occasione per poterla rivedere.

  



E.R.




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