Ero uscito con una scusa dopo quel turbinio di portate e parenti: sazia era la pancia e ancora più la testa.
Così, buttata l'immondizia nel cassonetto alla fine del vicolo, non restava che accendermi una sigaretta e spegnere il cervello.
Il Natale era per me un insieme contrastante di idee e non riuscivo a viverlo allo stesso modo ogni anno.
Odiavo il bombardamento di pensieri, la fretta e il sentirmi obbligato quando nei giorni che precedevano il cenone era come se dovessi comprare dei pacchetti colorati e non dei regali.
Amavo scaldarmi e farmi scaldare da un corpo più sinuoso del mio che avrei baciato tutta la notte come se ci fosse fra di noi un continuo scambio di doni estremamente azzeccati e desiderati.
Rispettavo le tradizioni per poter continuare a sentire vicino tutti coloro che qualche anno prima sedevano con noi e che ora lo fanno, ma qualche piano più su.
Sopportavo per quieto vivere ogni domanda o affermazione legata al mio futuro prossimo evitando di ricordare ai vari parenti che la festività che stavamo vivendo era Natale e non Capodanno, che invece fa del legame col futuro il suo cavallo di battaglia.
Godevo nel ripulire ogni piatto che mi veniva servito, perché mangiare non é soltanto una forma estrema di piacere, ma anche veder sorridere mia madre e mia nonna fiere del loro lavoro ai fornelli.
Pensavo, riflettevo e rimuginavo a tutti i fatti accaduti a partire dallo scorso inverno e a quello che invece sarebbe potuto accadere.
E ora posseggo quella certezza che mi permette di poter dire che se qualcosa ieri é accaduto, domani é un giorno diverso e non c'è motivo per cui non potrà esserci qualche altra novità.
Ed é proprio per questo che il Natale piace e non piace, perché si lega indissolubilmente ad episodi e ricordi della nostra vita, siano questi belli o brutti.
Il 25 dicembre é una data come le altre ed è proprio per questo che dobbiamo voler decidere di stare bene sorridendo anche alla zia che, dopo solo due numeri estratti, urlerà "Terno!" a squarciagola.
E.R.